Licini Osvaldo

Osvaldo Licini è nato il 22 marzo 1894 a Monte Vidon Corrado. Studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ma il suo carattere eclettico lo spinge verso le avanguardie del tempo. Frequenta così i salotti culturali francesi, dove stringe amicizia con Modigliani. Le sue opere colpiscono pubblico e critica fin da subito, così Licini partecipa a tre Salons d’Automne e a tre Salons des Indipéndants, oltre a una mostra parigina organizzata da Mario Tozzi e dedicata ai pittori italiani.
Nel 1925 sposa Nanny Hellstrom, una pittrice svedese, con cui ritorna a vivere nel paese natale, nelle Marche, dove trascorre vive isolato dal mondo fino alla morte. Lascia la sua casa solo in occasione di brevi viaggi in Svezia, a Parigi e in altri paesi europei.

Licini è stato vicino alla figurazione simbolista-visionaria, mantenendo però con un’attenzione particolare verso l’essenza del colore e del segno, culminato infine nella scarnificazione completa delle forme. Solo negli anni trenta inizia la stagione dell’astrattismo. Come molti artisti, lasciando una ricerca per dedicarsi ad un’altra, anche Licini rinnega le opere precedenti per dedicarsi anima e corpo alla nuova esperienza.

Entra nel gruppo della Galleria Il Milione, di cui fanno parte anche Soldati, Veronesi, Fontana, Reggiani, Melotti, Ghiringhelli, successivamente fa parte della Prima mostra collettiva di arte astratta italiana del ‘35, nello studio di Casorati e Paolucci a Torino.

Dal ‘50 fino alla morte, l’artista si immerge nel suo mondo immaginario, che circuisce e tallona senza tregua. I suoi Angeli Ribelli e le sue Amalasunte scendono in campo attraverso una revisione fantastica, senza pause, che anzi si amplia senza come alimentata da una forza occulta. Le sue opere si ribellano alla definizione, creando un delirio che sfocia nell’essenziale. Alla Biennale del 1958 gli viene conferito il Gran Premio Internazionale per la pittura.