Protti Alfredo

Esordisce nel 1905 con una collettiva organizzata dall’Associazione “Francesco Francia”, dalla quale verrà premiato l’anno successivo e così per le cinque edizioni a seguire. Alle rassegne della “Francia” Protti continuerà a partecipare pressoché ininterrottamente sino al 1922, entrando dal 1908 nel novero dei soci artisti e divenendo consigliere nel 1915. Sarà presente all’Esposizione nazionale di Belle Arti al Palazzo della Permanente di Milano nel 1908, 1910 e 1912. Dal 1909, anno in cui viene invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia, sarà presente a ben otto edizioni fino al 1926, anni che lo vedono attivo anche alle tre edizioni della Secessione a Roma (1913, 1914, 1915), alla Mostra Floridiana di Roma, alla Quadriennale di Torino, alla Biennale romana e alla Primaverile fiorentina. Riesce ad inviare le proprie opere anche ad importanti mostre internazionali estere: nel 1910 è a Buenos Aires, nel 1911 a Parigi, nel 1912 a San Francisco, nel 1913 a Pittsburgh e a Monaco, nel 1914 a Barcellona e Zurigo.

Durante la tragica parentesi bellica, Protti lavora nello studio-rifugio di Palazzo Bentivoglio, per riprendere vita “attiva” al termine del conflitto. Anche se la situazione è in rapido evolversi verso un nuovo intellettualismo, i primi anni Venti sono ancora densi di successi. Nel 1919 è alla Mostra Floridiana di Napoli; sempre nello stesso anno e poi nel 1923 e nel 1927 alla Quadriennale di Torino; nel 1921 e 1923 alla Biennale romana; nel 1922 alla Primaverile fiorentina. Del 1922-23 è la realizzazione della serie di dipinti decorativi per una villa vicino a Bologna, esposti nell’antologica del 1971. Affianca, inoltre, l’attività artistica all’insegnamento.

Sul finire degli anni Venti, l’incalzare di nuove tendenze va escludendo Protti dal dibattito critico e lo isola in modo sempre più sensibile entro la cerchia cittadina. Protti non interrompe comunque il lavoro, che in queste stagioni dedica a una ricerca sul paesaggio e sugli interni familiari, quasi una sorta di ripiegamento in se stesso, eco di una sofferta solitudine. Solo nel secondo dopoguerra si avverte una ripresa d’interesse nei confronti del maestro.

ALFREDO PROTTI, NUDO DISTESO, olio su tavola, 16×23 firma in basso a destra
ALFREDO PROTTI, Il mio studio, Olio su cartone, cm. 70 x 49
ALFREDO PROTTI, LA TOILETTE olio su tela, cm 100×75

Tutte le immagini sono a scopo illustrativo