De Nittis Giuseppe

Poco dopo aver lasciato l’Accademia di Belle Arti di Napoli, fonda, insieme ad altri pittori fra cui Adriano Cecioni (Fontebuona, 1836 – Firenze, 1886), la Scuola di Resìna, o di Portici, dal nome della città campana, non lontano dalla moderna Ercolano, che ha amato ritrarre nei suoi dipinti. Forte dell’influenza della Scuola di Posillipo, dedita alla pittura di paesaggio, il programma della scuola di Rèsina è, esattamente come l’indole del pittore di Barletta, nettamente antiaccademico e orientato alla rappresentazione dal vero e dall’impressione del momento e, dunque, molto affine a quello che si realizza contemporaneamente a Firenze ad opera dei macchiaioli, anche questi specializzati nella pittura all’aria aperta e nell’utilizzo di una tecnica artistica simile a quella impressionista, e in cui il veloce utilizzo delle macchie di luce e ombre definisce il soggetto pittorico.

Successivamente, come molti pittori dell’epoca, De Nittis si dedica alla scoperta dell’Italia e dell’arte italiana, tessendo rapporti, a Firenze, proprio con il gruppo dei Macchiaioli. Dal 1868, anno del suo trasferimento a Parigi, entra a far parte ben presto del circoli artistici della metropoli, iniziando ad entrare in contatto con gli impressionisti e il mercante d’arte Adolphe Goupil (Parigi, 1806 – 1893). Nel 1874 De Nittis partecipa alla prima mostra impressionista, malgrado a questa data avesse già lasciato Parigi per recarsi prima per un periodo a Londra (alla ricerca di nuovi mercati e committenze) per poi far ritorno nella sua nativa Barletta. L’artista è particolarmente legato alla sua città e al Sud Italia in generale: molti dei soggetti pittorici, sia prima che dopo il soggiorno parigino, hanno per protagonisti i paesaggi pugliesi, la città di Portici e il Vesuvio. Quest’ultimo ha rappresentato uno dei soggetti preferiti delle sue opere e lo ha immortalato raccontandone anche le impressioni suscitate dalle camminate lungo le sue pendici che sono anche state raccolte in una serie di testimonianze scritte. Insieme alle opere raffiguranti il Vesuvio, ricorrono nei suoi lavori le vedute naturali e desolate della sua nativa Puglia: La Strada da Brindisi a Barletta, presentato al Salon parigino del 1872, ne è uno degli esempi più toccanti, e il protagonista è un paesaggio pugliese abbandonato e deserto sotto il sole ardente, attraversato da due viaggiatori e un calesse. Lo stesso sole ardente della Puglia lo si ritrova in un dipinto quale La Masseria, dal nome che ancora oggi si dà alle aziende agricole pugliesi, in cui vengono custodi gli attrezzi di uso contadino e pastorale, insieme ai depositi di alimenti per persone e animali. Il paesaggio campestre della Puglia torna in una veduta importante realizzata intorno al 1870, intitolata Lungo l’Ofanto, mentre in Colazione in Giardino madre e figlio sono seduti a un tavolo sotto un albero frondoso nel loro giardino: l’opera rimanda ad altri momenti di riposo dipinti da De Nittis, per esempio quello catturato in Conversazione in giardino di collezione privata, dove le palme, anche queste tipiche del paesaggio marittimo della Puglia, offrono ristoro dal caldo sole a due dame che conversano su una panchina di una strada deserta.

GIUSEPPE DE NITTIS (BARLETTA (BA) 1846 – ST.GERMAIN EN LAY 1884) CIELO E MARE Olio su tavola cm. 14,7×23,8

GIUSEPPE DE NITTIS (BARLETTA (BA) 1846 – ST.GERMAIN EN LAY 1884) LA CARROZZA CHIUSA olio su tavoletta, cm 9×18

GIUSEPPE DE NITTIS (BARLETTA (BA) 1846 – ST.GERMAIN EN LAY 1884) EFFETTO DI NUBI Olio su cartone cm. 20×40,5

Tutte le immagini sono a scopo illustrativo